«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me………» (Mt. 11, 29-30)

III° Convegno – Castellammare di Stabia 28 Aprile – 01 Maggio 2018

a cura di Placido Conte – Comitato di Servizio

«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. II mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt. 11, 29-30)

    Amici carissimi, insieme a voi, vorrei chiedere allo Spirito Santo di continuare l’opera di conversione, pertanto lo preghiamo di suscitare la giusta predisposizione all’ascolto affinché diventiamo sempre più uomini nuovi, uomini spirituali.

Tale predisposizione comporterà un cambio di mentalità, per passare da un modo di pensare legato a questo mondo ad una mentalità Cristocentrica e Mariana.

Prendere parte ad un incontro carismatico, vivere una comunità carismatica non significa limitarsi a chiedere una guarigione o una liberazione; sarebbe molto riduttivo pensare che lo Spirito Santo possa fare solo questo.

Cambio di mentalità significa pensare che il Signore ha preso l’iniziativa verso ognuno di noi per rivelarsi.

Tale iniziativa può giungere attraverso una guarigione o una liberazione ma anche attraverso un annuncio ricevuto da parte di un fratello, un segno, una manifestazione carismatica, un insegnamento carismatico, una testimonianza in quanto il Signore ha tanti modi per farsi conoscere.

Ora, i carismi, che sono segni straordinari della benevolenza di Dio verso gli uomini, vogliono attirarci a Lui per dirci che Lui è vivo e che è risorto dai morti. Ma una volta che il Signore è giunto a noi e si è manifestato cosa facciamo?

A quanti ancora non hanno sentito l’amore del Signore e non hanno fatto l’esperienza del Suo abbraccio ma hanno visto i carismi all’opera, esortiamo a mettere i propri carismi a servizio del Signore in comunità, proprio per verificare la chiamata ricevuta.

Questo perché la manifestazione dell’amore di Dio ha tempi e modi diversi per rivelarsi a ciascuno di noi ed il Signore può manifestarsi anche quando non ce l’aspettiamo

Una volta che il Signore si è manifestato nella nostra vita e abbiamo fatto l’esperienza del Suo amore, del Suo abbraccio, non possiamo restare nella condizione iniziale di quando lo abbiamo incontrato, ma dobbiamo progredire nella Sua conoscenza, nella conversione, nell’esercizio dei carismi e nell’annuncio. Progredire nella Sua conoscenza significa crescere in Lui. Come?

Gesù vuole servirsi di noi per manifestare la Sua resurrezione a tutti coloro che incontriamo.

Vuole che tutti si salvino, che tutti facciano esperienza del Suo amore, soprattutto verso i più lontani e quelli più sfiduciati.

Nel Vangelo è scritto che il Pastore è pronto a lasciare le novantanove pecore per andare a trovare quella smarrita, quella che si è persa, e una volta che l’ha trovata la mette sulle spalle e fa festa.

Per compiere questa missione Lui si serve di tanti amici di buona volontà e tra questi ci siamo anche noi della Comunità La Nuova Gerusalemme.

Questo mandato di Gesù è per tutti, in particolare per noi che leggiamo chiaramente nel Vangelo di Marco (16, 14-20): “Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano“.

Questi uomini di buona volontà non hanno un potere ma vengono riempiti della grazia carismatica che il Signore dona per far conoscere la Sua persona e poter dire a tutti che Lui è vivo, è risuscitato dai morti e che ha preparato un posto per ciascuno di noi nel regno del Padre.

Essere usati dal Signore in una misura carismatica, significa credere, crescere nella fede.

Scoprire i Suoi carismi ci aiuta a restare sempre più fermi a compiere quella missione che non avremmo mai pensato di fare, soprattutto per chi è avanti negli anni.

Vedete, la nostra natura umana è incredula e ci fa dubitare, ci insinua pensieri di confusione, di razionalità, di dubbio, tanto da dissuaderci e fermarci. Allora cosa facciamo?

Dobbiamo cominciare a combattere la nostra umanità, i nostri pensieri, i nostri modi di fare, assumendo una mentalità dinamica e carismatica, mossa dallo Spirito di Dio attraverso le sue ispirazioni.

Pertanto siamo chiamati a lottare contro noi stessi, contro la nostra carne, che ha desideri opposti allo Spirito (la concupiscenza è il predominio della materia sullo spirito, quell’intenso appagamento carnale).

Dobbiamo liberarci da tutte quelle situazioni con cui il principe di questo mondo, il demonio, ha narcotizzato la nostra vita: abitudini al peccato, non perdono, compromessi, mancanze di amore, sofferenze, tradimenti, passioni, fallimenti, omicidi, furti, menzogne, ma anche la liberazione da tutte quelle situazioni che hanno causato una dipendenza, facendo in modo da generare in noi un cuore duro (sclerocardia), un cuore di pietra.

Ora, le iniziative di Dio per manifestare la Sua resurrezione e credere in Lui sono innumerevoli, la stessa riflessione è una iniziativa che ci permette di avanzare nella crescita, nella conoscenza del Signore e nei carismi ricevuti. Pertanto, un cambio di mentalità significa avere un comportamento attento e non più superficiale, progredire nella conoscenza delle Sue cose.

Carissimi, vivere il Signore è tenere una lampada sempre accesa, è un continuo aggiungere olio alle nostre lampade perché non si spengano.

Questa luce ci viene donata quando mettiamo in pratica la Sua parola, quando mettiamo in pratica le profezie che possono essere annunciate da un fratello, oppure, possono essere date da un passo biblico letto sotto ispirazione o attraverso l’ascolto di un insegnamento, l’ascolto di una testimonianza, partecipando ad una preghiera personale, ecc.

Quindi, il cambio di mentalità che il Signore ci sta chiedendo è quello di mettere in pratica quello che Lui ci dice e che ogni momento anche questo, mentre sto parlando, possa trovare in noi un cuore desto (attento, permeabile).

Quando il Signore si manifesta, ci guarisce, ci libera dall’uomo vecchio e dalla mentalità del mondo (di cui non siamo immuni), che ci ha resi egoisti, paurosi, gelosi e invidiosi, chiusi all’amore.

Affinché veniamo liberati da questi demoni, che sono tanti (ne abbiamo citati solo alcuni), dobbiamo permettere allo Spirito Santo di agire in noi, con la consapevolezza e il desiderio che quanto stiamo chiedendo, Lui lo fa e non sia una richiesta priva di fede (tanto crediamo che non avviene niente e anche perché in fondo non vogliamo cambiare).

A volte non sappiamo nemmeno da che cosa dobbiamo essere guariti e liberati; ci sono tante ferite dovute al peccato, mancanze di amore, malattia ecc., che ci sono state trasmesse nel tempo del nostro concepimento, quando eravamo nel grembo di nostra madre e ora che ne parliamo e ne stiamo prendendo consapevolezza, vogliamo essere guariti e liberati da tutte quelle situazioni di cui ci vergogniamo o che ancora ignoriamo.

Questo non significa che non dobbiamo compiere degli sforzi, solo che questi, devono essere orientati nella giusta direzione per non rimanere sterili. II loro scopo non è di giungere alla perfezione ma di lasciarci trasformare da Dio senza opporgli resistenza.

Con questa predisposizione noi creiamo le condizioni giuste perché lo Spirito Santo possa agire dentro di noi, facendo in modo che tutto ciò che blocca il rapporto con Gesù, la chiamata ricevuta, la nostra fede, il nostro cammino in questa comunità si possa sbloccare per diventare sempre più Santi, liberi, autentici e la nostra preghiera possa essere sempre più profonda e le ispirazioni ricevute sempre più purificate ed efficaci.

Avanzando in questa libertà di cuore, non solo faremo progressi spirituali ma saremo attenti perché anche altri possano vivere ciò che noi stiamo vivendo.

Non dobbiamo rimanere stranieri e chiusi in noi stessi, ma custodi l’uno verso l’altro; ecco un atteggiamento che fa di noi una comunità vera.

L’essere miti e docili al Signore, questi sono gli atteggiamenti giusti per essere sottomessi alla Sua volontà per seguire il Signore.

Dobbiamo lasciarci lavare continuamente da un fiume di grazia che non è rappresentato solo dalla preghiera, ma anche da tutte quelle iniziative prodotte dello Spirito Santo a cui noi partecipiamo.

Ciò ci permetterà di essere non solo liberati dagli effetti prodotti dal peccato, ma anche di rinascere a vita nuova (come il Signore aveva detto a Nicodemo) togliendo così quella confusione che spesso si impadronisce della nostra mente.

Ora, tutto questo potrebbe essere difficile da attualizzarsi se dovessimo fare tutto con il solo sforzo umano, ma il Signore Gesù, che conosce la nostra natura umana, viene in aiuto alla nostra debolezza donandoci la Sua grazia, il Suo Spirito, i carismi, il dono della Comunità, i fratelli che cercano di aiutarci a vivere la Parola di Dio, diventando le sentinelle attente che ci avvertono dei pericoli a cui possiamo andare incontro.

Allora carissimi amici, ecco perché è importante che dedichiamo sempre più spazio alla preghiera e ci lasciamo toccare dal Signore.

Certamente se il nostro rapporto con il Signore sarà sempre più forte, se vivremo la Parola di Dio saremo docili, miti e sottomessi alla Sua volontà; se ci lasceremo correggere dai fratelli, noi cammineremo su un terreno che non è quello del mondo, terra abitudinale di tutti i giorni, ma terra consacrata sulla quale toglieremo i nostri calzari dell’umanità per riempirci della Sua Sapienza.

Questo percorso di santità che abbiamo iniziato a realizzare insieme, allontana da noi sempre di più il giogo del mondo e ci fa prendere quello di Gesù che dice: “Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero“. Questa Parola si realizza solo se noi facciamo quello che il Signore ci indica.

Dobbiamo anche capire che se noi non mettiamo in pratica la Sua Parola, il nostro cuore difficilmente avrà quelle condizioni di ristoro, di pace, di gioia.

Difficilmente capiremo la Sua Volontà, difficilmente saremo guide e testimoni di Cristo, difficilmente staremo camminando su terra consacrata, difficilmente ci toglieremo i calzari, difficilmente saremo in comunione l’un l’altro, difficilmente ci lasceremo correggere e, quindi, non avremo un cambio di mentalità.

Attraverso le preghiere personali abbiamo potuto notare la condizione di tanti fratelli, di come il demonio (il principe di questo mondo) li ha distrutti dentro; non hanno pace, addirittura sono in preda a depressioni, ansie, non dormono, hanno sofferenze spirituali per opera del maligno ecc.

Vivere seguendo Gesù ci dà una condizione di ristoro, di benessere, di pace, perché non viene dal mondo ma è suo dono.

Allora carissimi, dobbiamo vivere il nostro credere in Dio non più con superficialità, né con tiepidezza, ma con fermezza, come sale che dà condimento e sapore, come quel lievito che fa fermentare la pasta.

Pertanto, allontaniamo il principe di questo mondo dalla chiamata ricevuta e in ogni occasione scegliamo il Signore, per non cadere nelle trappole del demonio della confusione, dello scoraggiamento e della delusione.

Per esempio, far parte di una comunità familiare è un aiuto, far parte di un pastorale è un aiuto, far parte della stessa Comunità è un aiuto perché veniamo invitati a revisionare la nostra vita alla luce della Parola di Dio.

Questo ci permetterà di migliorare la nostra crescita, l’azione carismatica diventerà sempre più autentica e matura, saremo testimoni veri, non saremo di quelli che avranno contribuito a rendere tiepido il rinnovamento carismatico.

Ora comprendiamo come è importante vivere bene tutto quello che il Signore ci dona perché dia i Suoi frutti e sia vissuto non secondo la nostra mentalità, i nostri pensieri, ma secondo la sapienza di Dio.

Quindi, non possiamo ridurre il Signore alla nostra mentalità; questo pensiero distorto viene dal demonio.

Fratelli, capite quanto è grande la nostra responsabilità a tutti i livelli, sia che siamo simpatizzanti, iniziatori, responsabili, sacerdoti o diaconi.

Talvolta ii nostro progresso spirituale è più ostacolato dall’attaccamento ad alcune nostre idee, concezioni e modi di fare. Tale attaccamento alla nostra saggezza anche quando questa si prefigge degli obiettivi eccellenti, è forse il peggiore ostacolo alla docilità dello Spirito.

Dobbiamo essere fedeli e attenti alle ispirazioni che Dio ci dona, soprattutto alle piccole cose, e tale fedeltà ne attira delle altre più grandi. Questo è il dinamismo dello Spirito, che ti conduce alla santità.

Bisogna imparare a chiedere e a ringraziare Dio per le ispirazioni: “Chiedete e vi sarà dato” (Lc 11,9), “Ispirami in tutte le mie decisioni e fa che non trascuri nessuna delle Tue ispirazioni”.

Perché Dio riveli la sua volontà, bisogna imparare ad ubbidire e restare sottomessi alla sua volontà.

Ora, man mano che andremo avanti, il nostro corpo sarà sempre più Tempio dello Spirito Santo perché ii nostro cuore sarà sempre più libero e puro e tutto ciò ci permetterà di vedere Dio, la speranza di vita che resterà sempre con noi.

La nostra preghiera sarà sempre più vera, viva, autentica, adoreremo sempre più in Spirito e verità, le nostre braccia saranno sempre in alto nelle nostre preghiere, perché onoreremo sempre più il Re della nostra vita, scopriremo sempre più il Re della nostra storia, Lui resterà sempre con noi e noi scopriremo sempre più la santità.

Fratelli carissimi, alla luce di tutto questo che ci siamo detti, “imparate da me“, significa seguire Gesù, senza sé e senza ma; significa non correre di qua e di là alla ricerca di miracoli; dobbiamo imparare a fare discernimento su quello che ci dicono, significa aprirsi al Suo Spirito.

Camminare lungo questo percorso di vita, significa rispondere alla Sua chiamata non con la nostra mentalità, né con il cuore di pietra, ma con un cuore di carne.

Questo vale sia per coloro che hanno già fatto esperienza in altre comunità carismatiche e sia per quanti si apprestano a vivere per la prima volta una nuova esperienza carismatica.

La Nuova Gerusalemme del Rinnovamento Carismatico è un dono di Dio dato a noi per mezzo dello Spirito Santo in questo tempo. Essa è chiamata a ringiovanire il mondo con una nuova spiritualità per far aprire le labbra chiuse alla preghiera, al canto, alla gioia, agli inni e alla testimonianza.

È chiamata a non intiepidirsi, ma ad essere una grande “opportunità” per un cammino di santità e di salvezza per il nostro tempo. Dobbiamo permettere a Dio di farci diventare Santi.

Spendiamo bene la nostra vita, il nostro tempo che non torna più indietro; non mettiamo mano all’aratro e poi ci voltiamo indietro.

Lasciamo che la nostra vita sia spesa per la santità verso Dio, convertiamoci, viviamo le cose intorno a noi senza metterle al primo posto nel nostro cuore e farne, poi, degli idoli.

La nostra vita sia vissuta in Cristo che ci ha chiamati; vi ricordo che siamo nel mondo ma non apparteniamo al mondo.

Fratelli, questa Comunità che il Signore ha voluto per sua iniziativa, sta crescendo di momento in momento per opera dello Spirito di Dio; le testimonianze che ascoltiamo e che edificano il nostro cammino, sono opera del Signore, quindi, chiediamo a Lui di darcene sempre di più e di più grandi.

Lasciamo che questo cambiamento avvenga dentro di noi, lasciamo che l’amore di Dio faccia di noi delle persone speciali, persone carismatiche e lasciamo che questa carismaticità attiri altri alla salvezza, che è Gesù Cristo.