«Io sono mite e umile di cuore».

16 Luglio 2020 Giovedì XV settimana del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
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«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi …. »: oppressi vuol dire sottoposti a un giogo di una legge che è disumana. «Il mio gioco, la mia legge è soave, è leggera, e io vi ristorerò»: ristorare vuol dire proprio «vi rimetterò come avete bisogno di essere pienamente» e deriva da questa unità interiore che produce il riposo in Dio.
Il nostro spirito anela profondamente a questa unità interiore, a questo riposo in Dio, a questa ristorazione nel Signore, altrimenti l’uomo vive male e perde anche la vita.
Quando è carente la preghiera, la contemplazione di Dio, il giogo di Gesù non è più soave, non è più leggero, perché manca l’unità interiore profonda, la relazione intima con lui. Manca il riposo in lui, quella grande pace che dà il Signore e che scaturisce dall’essere completamente liberi dal dominio delle cose e aperti alla grande avventura della vita nel Signore. Noi abbiamo bisogno di trovare questa unità profonda, che riduce tutto all’essenza e non divide più il cuore.