26 Febbraio 2022 Sabato VII settimana del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,13-16)
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
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Se non diventerete semplici come i bimbi, come farete a capire Dio che è l’infinito? Soltanto la semplicità ci dona la possibilità dell’infinito, perché solo la semplicità è infinita. Ogni complicazione è sempre limite.
Se voi notate, i bimbi piccoli, se vedono un bruco, si mettono tutti attorno, poi con il dito lo indicano e sono pieni di meraviglia, di stupore. È il primo passo verso la scoperta di Dio che inizia proprio in così tenera età. Essi sono capaci di stupirsi, quindi anche di incontrarsi perché lo stupore crea sempre un incontro. Nella misura in cui noi manteniamo lo stupore di fronte a tutta la realtà con la quale veniamo in contatto, noi diventiamo capaci di un incontro. Quando l’uomo non è più capace di stupore, tutto per lui è già scontato ma in realtà non esiste niente perché le cose esistono nella misura in cui esse si comunicano a te e che tu sai entrare dentro di loro.
Com’è meschino il nostro rapporto umano al di fuori dell’infinito di Dio! È il mistero di Dio che crea in noi il senso dello stupore, della meraviglia, dell’ancora non conosciuto, dell’appena avvertito.
Tutto è bello nella creatura umana quando ha il suo sguardo rivolto a Dio, tutto è infinito, tutto è amore, tutto è mistero, tutto è stupore.