“Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso”

17 Giugno Sabato Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-51)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
Parola del Signore.
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Quanto è difficile parlare chiaro! Quanto è difficile e coraggioso presentarsi agli altri per ciò che si è, non per ciò che si vorrebbe dimostrare. Quanto è difficile, anche nella Chiesa, distinguere ciò che ci proviene direttamente da Dio da ciò che, invece, è frutto della storia e dei ragionamenti umani (dignitosi e rispettabili). Quanto è difficile imitare Gesù nel suo parlare che non ferisce ma mette in discussione! Quanto è difficile capire che non dobbiamo tirare in ballo Dio quando non ce n’è bisogno! Così Gesù chiede ai suoi discepoli di fuggire da un linguaggio ambiguo e inaccessibile. Oso dire di più: così, forse, Gesù vorrebbe invitare i suoi discepoli a fuggire da un linguaggio religioso criptico e settario come, a volte, è ancora il nostro linguaggio nella Chiesa. Dire il vero di sé, parlare chiaramente non significa certo essere travolti da persone inopportune e insensibili. Non diamo la perla preziosa della nostra intimità e della nostra anima ai porci! Ma sforziamoci di essere chiari e autentici davanti a Dio e con noi stessi. Solo così saremo credibili quando abbiamo l’onore di annunciare il Vangelo.