5 luglio 2025 sabato XIII settimana del tempo ordinario
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 9, 14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Parola del Signore.
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Con queste parole Gesù vuole preannunciare ai suoi discepoli che dovrà attraversare una grande tribolazione e poi la morte, e anche loro si troveranno ad affrontare momenti di paura e sconforto. Gesù non viene per eliminare il dolore dal mondo, sa che è insito nel nostro genere umano, ma ci insegna ad affrontarlo facendoci vedere sulla sua carne cosa si può provare. Però dice anche che non si può non far festa quando lo sposo è in mezzo a noi.
La fede cristiana non è fatta di rinunce fini a se stesse, di sacrifici ed olocausti, di inutili privazioni e mortificazioni del corpo. Lo pronunciamo nel Credo: risorgeremo come Gesù in corpo ed anima. Il corpo è il tempio dell’anima e dobbiamo aver cura di entrambi. La fede cristiana è una fede gioiosa, aperta, protesa verso tutti i fratelli. Come possiamo essere tristi se Gesù è in mezzo a noi – ce lo ha detto Lui stesso – fino alla fine dei giorni?