«Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento».

10 giugno 2020 Mercoledì X settimana del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-199
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
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La legge manifestata da Dio attraverso i tempi era una manifestazione della misericordia di Dio, adatta agli uomini e alla cultura di quei tempi, quindi era insufficiente e doveva crescere e svilupparsi. Gli uomini, tra l’altro, che si attenevano all’osservanza, si ritenevano giusti e gli altri invece erano chiamati “i maledetti”. La legge in se stessa è un mezzo insufficiente per raggiungere Dio. Doveva essere fatto un passo in avanti molto grande, che andasse molto oltre, ed è venuto Gesù a fare questo grande passo.
Gesù non è venuto ad abolire la legge ma è venuto invece a perfezionarla, a renderla completa, a farle raggiungere la sua pienezza. Gesù ha compiuto ciò che era impossibile per la legge: la liberazione dal peccato. Il destino della legge era non di salvare l’uomo ma di condurlo a Gesù, il Salvatore. 
Ora l’uomo non si incontra più con una norma fredda, ma si incontra con un Padre che vuole comminare con lui e che attraverso Cristo lo è venuto a chiamare alla partecipazione della vita divina.