a cura di don Giorgio Ferrarelli diacono
Ariccia 25 settembre 2021 – Incontro con gli iniziatori
Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. (Efesini 4,1-7)
In questo brano della lettera agli Efesini troviamo un uomo, San Paolo, prigioniero per amore del Signore, che ha annunciato fino a perdere la libertà, anzi rischiando la vita, che incita i fratelli di Efeso a comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta. Vi lascio questo passo perché alla luce di quello che ascolteremo possiate meditarlo e farlo vostro.
Siamo stati chiamati a riflettere su due argomenti strettamente legati tra loro, direi inscindibili, che ci aiuteranno a comprendere quale è oggi la nostra posizione all’interno della Comunità “La Nuova Gerusalemme”, ci faranno riflettere sul mandato che abbiamo ricevuto e come lo stiamo espletando, ancora di più ci daranno una mano a comprendere le difficoltà che stiamo attraversando e se queste difficoltà ci vogliono parlare, vogliono essere dei segni tangibili della presenza del Signore, che da sempre indica la strada da percorrere ai suoi figli e se stiamo rispondendo alla chiamata del Signore oppure stiamo rispondendo alla nostra chiamata, stiamo lavorando nella vigna del Padre o se stiamo lavorando per il nostro compiacimento.
I due argomenti sono: “La chiamata” (vocazione) e di conseguenza “il discernimento”.
La Chiamata
Da sempre Dio fa un appello ad ogni uomo e ad ogni donna, per compiere una missione, è una richiesta a collaborare con Gesù per la salvezza degli uomini e alla costruzione del Regno di Dio, questa è la chiamata. Non esiste un tempo giusto, come non esiste un momento giusto, nel quale ogni uomo e ogni donna rispondono all’invito alla conversione. La chiamata viene percepita nel momento in cui il cuore è pronto per ascoltare l’invito di Dio alla salvezza. Siamo stati creati da Dio per raggiungere la felicità, la felicità vera, la felicità si raggiunge aderendo alla volontà del Signore, cioè entrando nel disegno salvifico che Dio da sempre a pensato per noi.
Ogni chiamata è unica, perché legata indissolubilmente alla “persona”, alla sua storia, alla sua indole e alle sue esperienze di vita. Nella chiamata ci sono dei segni, con cui la vocazione si manifesta, e che bisogna imparare ad ascoltare e riconoscere.
Posso elencarne alcuni nei quali anche io mi sono trovato quando non riuscivo a capire cosa il Signore volesse da me, cosa stava cercando di dirmi:
- Nella mente rimane vivo e costante un pensiero, che in alcuni momenti è più forte di altri, ma prolungato nel
- La consapevolezza di aver cercato e raggiunto una più intima amicizia con Gesù che ogni giorno ci spinge a fare un passo avanti e ci interroga a comprendere se la vita e ben spesa oppure bisogna fare un passo più importante per una dimensione diversa da quella di oggi e
- Pur non avendo grosse difficoltà con se stessi e con gli altri, si percepisce una sensazione di inadeguatezza e incompletezza, questo spesso accade quando tutta la vita sembra procedere nel senso giusto, quando la vita familiare, lo studio, il lavoro vanno bene, ma ci sembra che manchi qualcosa, anzi
- Quando ci si accorge che nella società in cui vivi manca la conoscenza di Cristo e che nel mondo ci si comporta in maniera sterile e
- Quando alcuni avvenimenti ci fanno capire che esiste una strada diversa e che è necessario dare una svolta alla propria
- E in questa ricerca ti accorgi che stare con Gesù non vuol dire cercare un rifugio o sfuggire alle proprie responsabilità, invece ti accorgi che quando stai con Lui ti senti a casa e tutti i problemi della vita prendono una piega totalmente
La risposta a questi segni è quella di fidarsi e affidarsi a Dio per intraprendere un cammino che porta verso l’ignoto, verso qualcosa che nel momento presente è imprevedibile ma che fa parte del disegno di Dio, come ha fatto Maria che nell’Annunciazione, pur non comprendendo cosa stava succedendo, ha lodato Dio e si è lanciata verso una vita che l’ha portata in luoghi e situazioni che non avrebbe mai immaginato. Lei donna del silenzio sempre immersa nella Parola di Dio e nella lode a Lui, ci dona un esempio che con la sua docilità ha cambiato la vita di tutti gli uomini e donne precedenti, presenti e future. Ecco un esempio di piena adesione al progetto di Dio, di abbandono alla Sua volontà e di collaborazione alla realizzazione del Regno.
I segni ci indicano la strada da percorrere, il modo per raggiungerla e le persone che ci aiuteranno in questo percorso, in poche parole il commino vocazionale.
Il cammino vocazionale
Non tutti sappiamo che il discernimento è un cammino attraverso il quale, un passo dopo l’altro comprendiamo cosa il Signore ha pensato per la nostra vita e la vocazione è un dono che Dio elargisce ad ogni uomo e ogni donna per raggiungere la felicità vera.
Il discernimento avviene restando sempre in dialogo con il Signore e in questo dialogo bisogna rimanere in ascolto dello Spirito Santo. Il dialogo con il Signore avviene facendo della nostra vita una vita di preghiera, una vita spesa per il Signore e per chi ci mette al nostro fianco, una vita fatta di attenzioni al prossimo, il nostro prossimo più stretto, cioè la famiglia, e tutte le persone che incontriamo nel nostro cammino.
Approfondiamo il significato della parola discernimento: il vocabolario ci dice che è la capacità di formulare un giudizio, di scegliere un comportamento, in relazione alla situazione che stiamo vivendo. In campo spirituale il discernimento indica la capacità di distinguere tra il bene e il male, tra quello che per la nostra vita ci avvicina al Signore e quello che ci allontana, possono essere persone, azioni o situazioni della vita. Il discernimento spirituale avviene basandosi su criteri scelti dallo Spirito.
Tante volte abbiamo sentito parlare di discernimento vocazionale e abbiamo pensato che il discernimento è dei formatori che decidono di far proseguire nel suo percorso il ragazzo che sta camminando per arrivare al sacerdozio o la ragazza che è in cammino per la professione alla vita consacrata, oppure i giovani che stanno camminando verso il matrimonio. In realtà non è così i formatori accompagnano il giovane o la ragazza a valutare il momento presente nella luce della fede.
Il discernimento è un dono spirituale che ci rende sensibili a quello che lo Spirito ci chiede e ci mette in contatto con l’agire di Dio nella nostra vita.
Ci sono una grande varietà di chiamate oltre quella al sacerdozio, alla vita consacrata, o al matrimonio, ogni ministero all’interno della chiesa presuppone una chiamata, il catechista, il lettore, il corista e il cantore ecc..
Anche all’interno dei movimenti ecclesiali esistono diversità di chiamate che devono passare attraverso un discernimento, nel caso dei responsabili di comunità la chiamata avviene attraverso coloro che governano (CNS), il discernimento invece è sempre personale.
Il discernimento vocazionale è un cammino che conduce in modo graduale e paziente alla conoscenza profonda di se stessi e alla comprensione del progetto che il Signore ha riservato per noi.
Il percorso di discernimento rappresenta il punto di contatto tra preghiera e azione, tra spiritualità e vita: ma ciò esige che vi siano allo stesso tempo un profondo ascolto della Parola di Dio, che orienta un altrettanto attento esame di sé stesso nella realizzazione della propria vocazione.
Nel periodo di discernimento vocazionale devono essere superati tutti i dubbi e gli smarrimenti, le paure e il senso di inadeguatezza che albergano nel cuore di chi è chiamato, di chi si interroga se la strada intrapresa è quella giusta, in realtà il discernimento è quello strumento per conoscere la volontà del Signore nella propria vita.
Nel cammino vocazionale i passi da percorre per un retto discernimento sono:
La preghiera, L’ascolto, La Parola del Signore e L’essere accompagnati.
La preghiera è un luogo privilegiato per incontrare il Signore, non è un atto ma uno spazio di intimità che è fonte di crescita personale prima e comunitaria Ci aiuta a conoscere la presenza di Dio in noi e nei fratelli.
- L’ascolto: Soltanto nel silenzio possiamo capire in modo libero il disegno di Dio nella nostra vita, per comprendere la chiamata dobbiamo metterci all’ascolto e, rimanendo in ascolto dobbiamo essere attenti e pronti ad incontrare sé stessi, facendo verità nel nostro intimo, solo così potremo chiamare per nome la nostra vocazione, potremo darle La preghiera e l’ascolto insieme sono elementi di un dialogo tra noi e Dio.
- Nella Parola di Dio è fondata ogni vocazione, attraverso la Parola comprendiamo la ricchezza del cammino che il Signore vuole farci Se non ci lasciamo scrutare dalla Parola, se non coltiviamo il desiderio di conoscere sempre più intimamente il cuore di Gesù e non cresciamo nella sua amicizia, non riusciremo a fare un vero e giusto discernimento.
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Eb 4,12)
- L’accompagnamento spirituale è il luogo privilegiato del discernimento L’accompagnatore deve insegnare a riconoscere e interpretare, in ascolto dello Spirito Santo, ciò che il Signore suggerisce attraverso le situazioni personali della vita di tutti i giorni.
È importante rispettare le differenze tra l’accompagnamento di un uomo e quello di una donna e rispettivamente anche della differenza tra un accompagnatore e accompagnato, per questo di recente si è cominciato a parlare di paternità e maternità spirituale.
Faccio soltanto un breve accenno al fatto che l’accompagnamento spirituale non è per forza legato al ministero ordinato, cioè ad un sacerdote, un diacono, o un vescovo. Fin dall’antica tradizione, i padri e le madri spirituali erano laici, laici di profonda fede e di equilibrio, questo anche per sottolineare che non ci sia una sovrapposizione tra la celebrazione del sacramento della riconciliazione e l’accompagnamento.
L’accompagnatore spirituale deve puntare a far nascere e crescere un dialogo intimo tra l’accompagnato e Dio attraverso la preghiera, un dialogo che nasce dal Vangelo e da tutta la Scrittura, che deve trasformare l’essere perché possa trovare un modo personale per rispondere alla chiamata del Signore.
Possa trovare un modo personale vuol dire che lui stesso è responsabile di quella trasformazione in Cristo che lo porterà a compiere la vocazione per la quale è stato chiamato.
Lasciando al mondo tutte le aspettative e le velleità delle quali piano piano deve spogliarsi per vestire una nuova veste, quella per la quale il Signore Gesù ha speso tutta la sua vita e per la quale è morto, per ridonarci la felicità. Come avete notato la parola felicità ritorna più volte, torna perché soltanto facendo la volontà di Dio noi raggiungeremo la pienezza della vita e la volontà si compie portando a compimento la nostra vocazione.
Voglio concludere questa breve riflessione chiedendo al Signore di donare ad ognuno di noi il Suo Spirito, perché possa aprire i nostri cuori e le nostre menti ad un ascolto attento della Sua voce che illumini il nostro cammino e ancor di più tutto il nostro essere, per poter comprendere profondamente a quale vocazione siamo stati chiamati e se ci troviamo sulla retta strada che Lui stesso ha tracciato, oppure stiamo camminando alla luce del nostro ego, non accorgendoci che la nostra vita ha intrapreso un cammino che non corrisponde al Suo, e se non abbiamo la capacità o la docilità allo Spirito per compiere il compito che ci è stato affidato. Donaci Signore lo Spirito di verità che ci faccia prendere le giuste decisioni nella serenità del cuore. Aiutaci a capire quanto profondo e grande è il compito che tu hai affidato a ciascuno di noi poveri e piccoli. Prendi su di te tutto quello che ci allontana da te e dalla tua volontà, cancella tutte le inimicizie, le incomprensioni, il nostro desiderio di essere sempre ai primi posti.
Ti chiedo ancora lo Spirito di verità che illumina le menti e ci fa riconoscere le nostre miserie, il nostro peccato e la nostra inadeguatezza, per farci prendere decisioni sagge e coerenti leggendo i segni che ogni giorno tu ci invii che ci fanno comprendere che tu sei vivo e ancora oggi parli al tuo popolo di dura cervice. Tu sei un Dio d’Amore e non ti stanchi mai di istruire i tuoi figli.
Signore donaci lo Spirito di umiltà che soffochi ogni nostro sentimento di orgoglio, che ci aiuti a discernere se la strada che stiamo percorrendo è quella
giusta oppure dobbiamo fare un passo indietro e ricominciare affidando a te la nostra vita perché venga purificata, guarita e salvata. Amen.